Un ante quem per la morte di Jacopino da Tradate e uno spiraglio sulla sua bottega

Gigliola Gorio
Le riflessioni proposte nascono dal ritrovamento, nei registri della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, di un inedito documento sulla morte di Jacopino da Tradate. A differenza di quanto si pensa attualmente, lo scultore era già morto il 1° aprile del 1433, quando il tesoriere della Fabbrica del Duomo ricevette del denaro “ab heredibus quondam magistri Jacobini de Tradate”. L'attestazione della scomparsa di Jacopino ante 1433 obbliga a rivalutare l'odierna ricostruzione della sua attività, che gli studi spingono fino alla metà degli anni sessanta del Quattrocento.
A ornamento del finestrone 25, nel transetto settentrionale del Duomo di Milano, sono collocate due sculture poco considerate dagli studi che testimoniano l'ultima fase nel cantiere dell'artista, quando era affiancato dagli apprendisti che, come recita il celebre contratto del 1415, aveva cresciuto e istruito: un 'Santo papa', identificato da Ugo Nebbia con papa Alessandro V, e un 'San Galdino'. Essi costituiscono i precedenti di un'altra pregevole scultura, datata al 1438 e tuttora in loco nel medesimo finestrone, che raffigura 'San Francesco che riceve le stimmate'. Si ipotizza che quest'ultima possa essere assegnata a Giovanni di Valdemagna, homo novus per gli studi critici, che fu probabilmente tra gli allievi di Jacopino da Tradate e a cui potrebbe essere ricondotto anche un 'Santo Stefano' databile intorno al 1419.

Indice

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Jacopo Tabolli Un frammento in impasto inciso con scena nautica da Montalcino
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Giovanni Agosti Pier Luigi Pizzi, dalla parte della Storia dell'arte
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