Introducendo un concreto episodio di ricezione vasariana, il commento alla prima traduzione francese delle Vite di Philippe- Auguste Jeanron e Léopold Leclanché (da quest'ultimo curata tra il 1841 e il 1842), Carlo Ginzburg ha scritto che “per la sua ricchezza e densità […] la fortuna delle Vite costituisce un caso esemplare di storia della lettura”. L'assunto non vale solo come generale ricomposizione, fra Condivi e Cavalcaselle, della storia delle reazioni a Vasari. Leggere le Vite non ha esclusivamente significato una serie di verifiche sul testo dell'aretino, sull'impianto generale dell'opera come sui singoli svolgimenti ivi delineati; ha comportato, in più, una complessiva riorganizzazione di visioni e metodo, atta via via a incastonare notizie, vocaboli e categorie di matrice vasariana nello scacchiere della moderna storia dell'arte. Queste pagine riguardano una delle più straordinarie letture di Vasari: quella condotta, lungo l'arco di mezzo secolo, da Roberto Longhi (Alba, 28 dicembre 1890 - Firenze, 3 giugno 1970), lo storico delle 'equivalenze verbali' che, a detta di Paola Barocchi, “insegnava a leggere i testi”.
Indice
Alessandro Bagnoli
Mariano d'Agnolo Romanelli e il Reliquiario di San Marco papa: un recupero dello smalto 'a figure risparmiate' alla fine del Trecento
vai all'articolo » pag. 3-11
vai all'articolo » pag. 3-11
Elisabetta Cioni
Per Matteo di Mino di Pagliaio. Nuove considerazioni sull'oreficeria senese della seconda metà del Trecento
vai all'articolo » pag. 12-46
vai all'articolo » pag. 12-46
Maria Falcone
Sul Monumento funebre di Margherita di Brabante, sulla Tomba del doge Tommaso Campofregoso e su altre opere liguri del Quattrocento
vai all'articolo » pag. 47-89
vai all'articolo » pag. 47-89
Gianluca Amato
Il 'Cristo deposto' di Francesco di Giorgio ai Servi di Siena
vai all'articolo » pag. 90-141
vai all'articolo » pag. 90-141
Annamaria Petrioli Tofani
Per un catalogo dei disegni di Agostino Melissi agli Uffizi
vai all'articolo » pag. 142-173
vai all'articolo » pag. 142-173
Anna Santucci
Lo 'Pseudo-Vitellio' degli Uffizi (e altri 'Pseudo-Vitellio' a Firenze tra XVI e XIX secolo)
vai all'articolo » pp. 200-217
vai all'articolo » pp. 200-217
Jörg Deterling
Un 'Apollo' in altorilievo dalla collezione Giustiniani
vai all'articolo » pag. 218-220
vai all'articolo » pag. 218-220
Anna Anguissola
Osservazioni sul catalogo delle sculture di Dresda: il caso dei “quattro faunetti giovani antichi”
vai all'articolo » pag. 221-225
vai all'articolo » pag. 221-225
Valentina Balzarotti
Pellegrino Tibaldi in Sant'Andrea in via Flaminia
vai all'articolo » pag. 226-232
vai all'articolo » pag. 226-232
Giovanni Renzi
Due opere di Camillo Procaccini in Toscana e un episodio di storia del collezionismo
vai all'articolo » pag. 233-251
vai all'articolo » pag. 233-251
Luca Fiorentino
Cornelis De Bie e Gian Lorenzo Bernini: osservazioni in merito alla fortuna critica berniniana nel Seicento
vai all'articolo » pag. 252-261
vai all'articolo » pag. 252-261