Al Museo Pushkin si conserva un frammentario 'Busto femminile' in marmo, che porta ancora l'attribuzione ad Antonio Federighi per esso proposta da Wilhelm Bode, quando l'opera si trovava negli Staatliche Museen di Berlino (dove rimase fino agli eventi drammatici del 1945). In questo studio si propone, sulla base di confronti stilistici, di riconoscervi invece la mano di Paolo Romano: attribuzione che permette di collegare il busto a un pagamento allo scultore da parte di Pio II, risalente al 1461. È questo il primo tassello per ricostruire le vicende del pezzo, spedito dal papa a Pienza e rimasto nelle collezioni senesi dei Piccolomini probabilmente fino al 1889, quando fu da questi venduto a Stefano Bardini. Presso l'antiquario lo acquistò poi Giovanni II del Liechtenstein, con il preciso intento di omaggiare Wilhelm Bode donandolo ai musei berlinesi. Nell'opera si può inoltre riconoscere l'esito di una fusione tra i due neonati generi del busto ritratto e dei rilievi con profili all'antica: idea che Paolo Romano sviluppa partendo da una testa di 'Faustina Minore', modello al quale è così fedele da renderlo perfettamente perspicuo, dimostrando un atteggiamento antiquario eccezionalmente precoce.