Tra i tanti nomi di pittori e scrittori continuamente invocati da Giulio Paolini, quello di Jorge Luis Borges occupa un ruolo centrale. L'artista ne è stato un lettore precoce, e sin dagli esordi ha offerto più prove della sua ammirazione. 'A J.L.B.' (1965), Storia dell'eternità (1969), la doppia pagina per il catalogo della mostra Gennaio 70 (1970), per esempio: per scelta tecnica ed espressiva opere molto diverse tra loro, che trovano unità nell'appello al grande argentino. Vero che, specie in Italia, Borges stava vivendo una formidabile fortuna: tuttavia Paolini ha mostrato un interesse troppo profondo e duraturo per far pensare al semplice riflesso di una moda culturale. In lui si è subito riconosciuto, trovando nei suoi libri continue risorse. L'assenza di tempo e il valore dell'immaginazione, la vertigine dell'infinito e la sospensione dell'attesa: ecco i temi che lo hanno affascinato concorrendo alla definizione della sua stessa poetica. L'articolo prova a dar conto delle effettive letture di Paolini, dei termini con cui ha tradotto visivamente Borges e di come si colloca la sua passione nell'Italia artistica del tempo.
Indice
Roberto Bartalini e Raffaele Marrone
La Morte e la Salvezza. La (cosiddetta) 'Allegoria della Redenzione' di Ambrogio Lorenzetti e la confraternita senese dei Disciplinati
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Elena Marta Manzi
Le cappelle Petroni e Spinelli nella chiesa dei Servi a Siena e i loro affreschi (con un complemento sulla 'Madonna delle anime' e il 'Giudizio' nella navata destra)
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Marco Fagiani
L''Assunzione di Maria' di Giacinto Brandi nella chiesa di Santa Maria in Organo a Verona: per una nuova cronologia
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