Questo contributo ambisce a ricostruire la vicenda costruttiva e decorativa della cappella di San Nicola, collocata al primo piano dell'antico palazzo dei vescovi di Pistoia, partendo dall'epoca della sua fondazione – verso il 1170-1180 –, per arrivare al riallestimento di inizio Trecento. Interpretando la storia dell'oratorio in stretta relazione con l'evolversi dei rapporti tra l'episcopato pistoiese e il potere comunale, lo studio punta, da un lato, a individuare una precisa congiuntura in cui collocare l'erezione della cappella; e, dall'altro, a isolare il contesto specifico che fa da premessa al nuovo ciclo pittorico trecentesco, giustificandone finalmente la tessitura iconografica. Quanto al primo aspetto, sembra che sia necessario leggere la costruzione dell'oratorio – innalzato al di sopra della sacrestia 'vecchia' della cappella di San Iacopo del Duomo di Pistoia – alla luce degli scontri che, alla fine del XII secolo, opponevano il Comune al vescovado; una dialettica che, come indicato già dagli studi storici, aveva trovato un terreno di gioco anche nel controllo del prestigioso culto iacobeo. In questo quadro, la sovrammissione della cappella episcopale alla sacrestia, ove si custodiva la prestigiosa reliquia dell'apostolo, dovrebbe rispondere – oltre che all'intenzione di rifarsi a modelli autorevoli di sacelli 'doppi', formati da due vani sovrapposti – alla volontà, da parte del presule, di ribadire la tutela speciale da lui esercitata sul tesoro del Santo, in opposizione ai tentativi comunali di mettere le mani sulla gestione della venerazione iacobea e dell'ente a essa preposto, l'Opera di San Jacopo.
Per quanto concerne, invece, l'esegesi del ciclo pittorico trecentesco, sembra importante puntare l'attenzione sulla parziale modifica di destinazione d'uso della cappella niccolina a partire dal primo Duecento e, allo stesso tempo, sul parallelo cambiamento radicale nella relazione dell'episcopato con l'autorità pubblica; mentre l'oratorio, inglobato nella fabbrica del palatium vescovile, perdeva definitivamente la sua integrazione nel complesso incentrato attorno al santuario iacobeo – cioè il suo rapporto con la sacrestia accentuando, di conseguenza, la sua funzione 'privata' e di sede del culto di San Nicola –, il Comune, una volta sottratto al vescovo ogni residuo di potere temporale, aveva iniziato a interferire in modo sempre più visibile in ambiti di pertinenza episcopale, arrivando anche a occuparsi, ormai alla fine del secolo, di materie tradizionalmente spettanti al governo pastorale. È proprio in connessione a questo momento particolare che si propone di interpretare la nuova decorazione murale dell'oratorio niccolino, tutta improntata a riaffermare la fondatezza del potere diocesano attraverso un richiamo insistito alle radici illustri dell'autorità e del ruolo dei presuli, con una funzione auto-promozionale e legittimante; segnatamente, pare possibile legare il programma d'immagini all'impegno ecclesiale di Ermanno Anastasi (1307-1321) – vescovo originario di Foligno, traslato alla sede di Pistoia da papa Clemente V – il quale cercò di rafforzare nuovamente le antiche prerogative e i diritti del vescovado tramite la convocazione di un'importante sinodo diocesana, riunita a più riprese tra il 1308 e il 1313.
In ultimo, il saggio illustra le affinità che apparentano gli affreschi dell'oratorio episcopale con le manifestazioni pittoriche di Pisa all'inizio del secolo (segnatamente, con l'autore del dossale del Museo Diocesano di Oristano, con il tratto iniziale della vicenda del 'Maestro di San Torpè' e, in modo particolare, con il bel miniatore che illustrò il Salterio-Innario n. 528 della Biblioteca Universitaria di Pisa). Il confronto con gli episodi maggiori della situazione prototrecentesca pisana, inoltre, è occasione per una sintetica revisione del panorama cittadino pre-trainiano, ancora meritevole di indagini e approfondimenti specifici.
Per quanto concerne, invece, l'esegesi del ciclo pittorico trecentesco, sembra importante puntare l'attenzione sulla parziale modifica di destinazione d'uso della cappella niccolina a partire dal primo Duecento e, allo stesso tempo, sul parallelo cambiamento radicale nella relazione dell'episcopato con l'autorità pubblica; mentre l'oratorio, inglobato nella fabbrica del palatium vescovile, perdeva definitivamente la sua integrazione nel complesso incentrato attorno al santuario iacobeo – cioè il suo rapporto con la sacrestia accentuando, di conseguenza, la sua funzione 'privata' e di sede del culto di San Nicola –, il Comune, una volta sottratto al vescovo ogni residuo di potere temporale, aveva iniziato a interferire in modo sempre più visibile in ambiti di pertinenza episcopale, arrivando anche a occuparsi, ormai alla fine del secolo, di materie tradizionalmente spettanti al governo pastorale. È proprio in connessione a questo momento particolare che si propone di interpretare la nuova decorazione murale dell'oratorio niccolino, tutta improntata a riaffermare la fondatezza del potere diocesano attraverso un richiamo insistito alle radici illustri dell'autorità e del ruolo dei presuli, con una funzione auto-promozionale e legittimante; segnatamente, pare possibile legare il programma d'immagini all'impegno ecclesiale di Ermanno Anastasi (1307-1321) – vescovo originario di Foligno, traslato alla sede di Pistoia da papa Clemente V – il quale cercò di rafforzare nuovamente le antiche prerogative e i diritti del vescovado tramite la convocazione di un'importante sinodo diocesana, riunita a più riprese tra il 1308 e il 1313.
In ultimo, il saggio illustra le affinità che apparentano gli affreschi dell'oratorio episcopale con le manifestazioni pittoriche di Pisa all'inizio del secolo (segnatamente, con l'autore del dossale del Museo Diocesano di Oristano, con il tratto iniziale della vicenda del 'Maestro di San Torpè' e, in modo particolare, con il bel miniatore che illustrò il Salterio-Innario n. 528 della Biblioteca Universitaria di Pisa). Il confronto con gli episodi maggiori della situazione prototrecentesca pisana, inoltre, è occasione per una sintetica revisione del panorama cittadino pre-trainiano, ancora meritevole di indagini e approfondimenti specifici.
Indice
Giulia Rocco
Importazioni e produzioni di intagli di matrice laconica e ionica nel VII e VI secolo a.C. tra Piceno e Italia meridionale
vai all'articolo » pp. 3-21
vai all'articolo » pp. 3-21
Raffaele Marrone
La cappella di San Nicola nell'antico episcopio di Pistoia e il suo ciclo pittorico. Stile, contesto, significato
vai all'articolo » pp. 22-69
vai all'articolo » pp. 22-69
Gianluca Amato
I Del Tasso, maestri della cornice del Tondo Doni, e il 'Crocifisso' della Misericordia di Montepulciano
vai all'articolo » pp. 70-87
vai all'articolo » pp. 70-87
Vittoria Romani
Ancora su Lelio Orsi e le Fabulae Centum di Gabriele Faerno
vai all'articolo » pp. 88-94
vai all'articolo » pp. 88-94